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Friday I’m in love – Studio Ghibli

Benvenuti su LaLaLab, questa è Friday I’m in Love, la rubrica del venerdì dedicata a notizie e iniziative culturali (e non solo) scelte per voi.

Sono trascorsi 35 anni da quando i registi Hayao Miyazaki e Isao Takahata hanno fondato lo Studio Ghibli, il leggendario studio di animazione giapponese che negli anni ha realizzato capolavori amati in tutto il mondo: La città incantata (film vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino e del Premio Oscar per il miglior film d’animazione), Principessa Mononoke e Il castello errante di Howl sono solo i più noti; o almeno lo erano fino a cinque mesi, quando Netflix ha reso disponibile l’intero catalogo dello Studio – da Nausicaä della Valle del vento (1984) a Quando c’era Marnie (2014),l’ultimo film dello Studio prima della temporanea chiusura dovuta al ritiro di Miyazaki – permettendo a persone di tutto il mondo di scoprire questo meraviglioso universo animato.
Chi ha già avuto il piacere di immergersi nella poesia di questi 22 lungometraggi sarà felice di scoprire l’esistenza di un luogo fisico che tenta di racchiuderla e raccontarla.
Durante la produzione de La città incantata, infatti, Miyazaki portò a termine anche un altro grande progetto: il Museo Ghibli, inaugurato il 1º ottobre 2001. Il museo, che sorge in un parco a Mitaka, un sobborgo a ovest di Tokyo, nasce per essere uno “spazio di qualità”, in cui le persone possano sentirsi a casa, capire lo spirito degli artisti e acquisire nuove informazioni sull’animazione.
Il museo comprende un bar, «un luogo importante per il relax e il divertimento», e un negozio, «non un negozio di occasioni che attribuisce importanza solo all’importo delle vendite, ma un negozio che continua a sforzarsi di essere sempre migliore, in cui si trovano oggetti originali realizzati esclusivamente per il museo».
Per Miyazaki è importante anche il rapporto del museo con il parco: «Non si tratta solo di prendersi cura delle piante e del verde circostante, ma anche pianificare come le cose possano migliorare nel tempo, cercare un modo di gestire il museo che renda ancora più bello e lussureggiante il parco, che a sua volta migliorerà anche il museo!»
Il regista descrive il tipo di museo che non intendesse assolutamente presentare: «Un museo pretenzioso. Un museo arrogante. Un museo che tratta i contenuti come se fossero più importanti delle persone. Un museo che espone opere poco interessanti come se fossero significative».
Oggi possiamo valutare il risultato direttamente da casa: a causa dell’emergenza coronavirus il museo è chiuso al pubblico ma ha aperto un canale YouTube per accompagnarci con brevi video negli spazi del museo, dal parco alle sale interne dell’edificio, decorate e arredate con le ambientazioni e con i personaggi delle opere cinematografiche. Il tour virtuale ci conduce, di settimana in settimana, alla sala d’ingresso, al Café, all’atrio, fino alla sala che riproduce lo studio di Miyazaki, una stanza gremita di libri, dipinti, bozzetti, pupazzi e modellini.
Un’esperienza davvero preziosa per i fan dello Studio Ghibli e del suo magico universo.

Per approfondire.

Qui potete leggere un interessante articolo di la Repubblica.

Qui  l’articolo di Artribune.

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