«Illuminare porzioni di mondo, porzioni di storia». Intervista a Marco Balzano e Marco Peano

Intervista a Marco Balzano e a Marco Peano in occasione del quarto incontro di librinudi

 

 

Nei tuoi romanzi la Storia è importante quanto la storia che racconti. Le vicende che racconti potrebbero avvenire in altri periodi storici? Come ricostruisci il contesto? A quali fonti ricorri?

Marco Balzano. Il modo migliore per essere universali non è adoperare “il vago e l’indefinito”, ma ricostruire e raccontare in modo accurato un contesto specifico. Saranno le dinamiche dei personaggi e il piano metaforico delle vicende a creare identificazione anche col lettore estraneo a quell’ambientazione. Le storie che mi affascinano e che scelgo di raccontare mi sembrano evidentemente capaci di parlare al presente e di rendere più complesso e meno stereotipato il nostro sguardo sul mondo e sugli altri. Se nella storia che ho scelto di narrare non individuassi un legame col mio tempo non farei mai la fatica di scriverci un romanzo. La letteratura non è la cronaca e non è l’informazione – è uno spazio molto più ampio e molto più libero – può usare anche il passato per parlare del presente. A patto che quei fatti vengano ricostruiti in modo accurato e credibile per creare non solo immedesimazione, ma conoscenza e emozione in chi li scopre leggendo. Ecco perché scrivere prima di tutto significa per me uscire di casa, incontrare, conoscere, studiare. E solo alla fine prendere carta e penna.

 

Nei romanzi di Marco Balzano la Storia ha un ruolo importante. Cosa comporta nel lavoro dell’editor?

Marco Peano. Sia in “Resto qui” sia in “Quando tornerò”, il mio compito – e quello di Paola Gallo: siamo noi in Einaudi a seguire i libri di Balzano – è stato estremamente facilitato dalle approfondite ricerche sul campo compiute in prima battuta dall’autore. Lui infatti era stato di persona a Curon, o nei paesini al confine fra la Romania e la Moldavia – io non ho mai messo piede in nessuno di questi luoghi –, e mi aveva restituito a voce le impressioni, i ricordi, le considerazioni scaturite da quelle visite: qualcosa che poi è riuscito a far precipitare in maniera miracolosa dentro le sue storie. Per “Quando tornerò” mi sono limitato a domandare a Balzano alcuni aspetti della vita quotidiana di quei Paesi che aveva visto coi suoi occhi, a fare piccole verifiche di grafia o di toponomastica, mentre per “Resto qui” l’autore mi ha riportato le testimonianze di chi c’era all’epoca dei fatti narrati, o la documentazione che gli è servita per non scrivere inesattezze. In entrambi i casi, la grana della Storia (sia essa più o meno recente) è un colore che impreziosisce i suoi romanzi, rendendoli ancora più autentici.

 

Un tema ricorrente nei tuoi libri è l’emigrazione, il rapporto con i luoghi. Perché ti interessa e colpisce così tanto? Che cosa rappresenta per te e che cosa pensi possa rappresentare per i lettori?

Marco Balzano. Come ti dicevo più dei fatti mi interessano le metafore dei fatti. La radice del verbo “migrare” si ricollega al significato di “cambiare”. Per me la migrazione è il legittimo tentativo di ogni individuo di cambiare in meglio la propria sorte, di realizzarsi, di ribellarsi a una serie di costrizioni. Esistono poi dei contesti storici e sociali di cui fatichiamo a prendere coscienza, e questi contesti sono attraversati da migrazioni molto importanti, e per diversi aspetti molto nuove. Raccontarle – come nel caso di “Quando tornerò” e, prima ancora, de “L’ultimo arrivato” – può portare a conoscere delle storie che non ci vengono raccontate o che fatichiamo a mettere a fuoco. E può, soprattutto, farci conoscere delle realtà che ci sono vicine ma che ignoriamo e, magari, a lettura ultimata, farci sentire parti in causa, costringerci a un maggiore esercizio di empatia. In un libro voglio che ci sia il piacere e la scorrevolezza della lettura, ma anche la conoscenza di un mondo.

 

In che modo nei romanzi di Marco Balzano il tema dell’emigrazione e del rapporto con i luoghi di origine è centrale? In che cosa si differenzia il suo modo di svilupparli?  

Marco Peano. Se c’è una cosa che mi affascina ogni volta in cui mi affaccio sulle pagine di un romanzo di Balzano è proprio questa: sa illuminare come pochi porzioni di mondo, porzioni di storia (che spesso abbiamo scelto di non voler guardare o ricordare), e riesce a trovare le parole esatte per restituirle a chi legge. Alla fine l’editor è uno dei primi lettori di un testo, e venire colpiti in pieno petto da vicende così vicine nel tempo o nello spazio, vicende che ti riguardano in modo tanto diretto e che fino a quel momento ignoravi… be’, è un’esperienza davvero notevole. I luoghi di origine sono un brodo primordiale da cui tutti discendiamo, qualcosa con cui prima o poi ci tocca fare i conti: scoprire che da qualche altra parte qualcuno ha provato o sta provando un sentimento simile al tuo, può aiutarti a diventare una persona migliore. Se non serve a questo, la letteratura…

 

Negli ultimi due romanzi hai scelto di porre al centro due personaggi femminili. Ha richiesto un tipo di lavoro differente rispetto alla costruzione dei protagonisti maschili dei libri precedenti?

Marco Balzano. È una domanda che mi è stata fatta molte volte e a cui ho sempre risposto con un certo imbarazzo. Sinceramente no, ha richiesto una difficoltà simile alla costruzione dei personaggi maschili. La difficoltà sta nell’accordare lo strumento: è tutta una questione di intonazione. Una volta che la si intercetta, una volta che la voce risuona, poi tutto scorre. Da questo punto di vista il lavoro dello scrittore ha qualcosa di simile a quello dell’attore: è richiesta la capacità di cambiare pelle, abito, occhi. Insomma, di farsi altro. È un’abilità importante, che come persona spero di conservare e di affinare e che mi auguro che sia specchio della capacità di ascoltare gli altri e di non aver paura del loro modo di vivere e del loro dolore.

 

I protagonisti degli ultimi due romanzi di Marco Balzano sono donne. Avete dovuto fare un lavoro particolare per entrare nei personaggi? Avete avuto dubbi sul fatto che un’azione o un’emozione potessero essere credibili?

Marco Peano. Un’azione o un’emozione possono essere false o poco credibili anche se chi scrive ha lo stesso sesso, la stessa età, la stessa estrazione sociale, persino lo stesso nome e cognome di chi è raccontato sulla pagina – anzi, spesso la coincidenza anagrafica può rappresentare un problema ulteriore. Nel caso degli ultimi due romanzi di Balzano, Trina (la protagonista di “Resto qui”) e Daniela (una delle voci narranti di “Quando tornerò”) hanno intonazioni ben diverse fra loro, ma entrambe sono molto riconoscibili. Nel caso specifico di “Quando tornerò”, una soluzione che mi ha convinto fin da subito adottata dall’autore è stata la moltiplicazione dei punti di vista: il fatto che Manuel, Daniela e Angelica si passino il testimone nel raccontare la loro storia non solo crea profondità, ma permette a chi legge di comprendere meglio – in un gioco di riflessi e sponde – le motivazioni degli altri personaggi.

 

Sia Trina che Daniela decidono di reagire al difficile contesto storico-sociale in cui vivono, pagandone il prezzo. Le storie di resistenza e sacrificio sono più femminili che maschili?

Marco Balzano. La storia è piena di uomini e donne che hanno resistito e si sono sacrificati e, sinceramente, questa contrapposizione di genere applicata a tutto la trovo stancante. Non ci fa bene e non ci aiuta a comprendere. Il mondo è sempre cambiato per delle minoranze ristrette che hanno avuto coraggio e spirito di sacrificio: uomini e donne. Piuttosto va sottolineato che le donne oggi sono in movimento come mai prima nella storia: si spostano, cambiano, hanno una plasticità incredibile, vivono e portano emancipazione. E finalmente rivendicano con più forza i loro diritti. Io mi sento parte di questa battaglia al punto da averci scritto due romanzi, cercando di mettere in luce quanto siano protagoniste del nostro tempo e quanto sia fondamentale per noi conoscere le loro storie in modo da non rimanere impigliati in una visione stereotipata della realtà o in inutili contrapposizioni di genere.

 

Il successo dei libri di Marco Balzano si deve al fatto che le lettrici possano rispecchiarsi nel coraggio e nella capacità di resistere e sacrificarsi delle protagoniste?

Marco Peano. In Italia, lo sappiamo bene, il pubblico femminile rappresenta la maggior parte di chi legge narrativa. Ma sarebbe limitante affermare che sono soltanto (o soprattutto) le lettrici quelle che si rispecchiano in modo particolare nei romanzi di Balzano. Al centro delle sue storie infatti ci sono gli esseri umani, colti in un momento di passaggio, di transizione, di cambiamento: come capita a ciascuno di noi, in periodi diversi della nostra vita. Ecco perché i suoi libri sono così amati, perché affrontano con schiettezza – e insieme profonda empatia – temi universali.

 

Che cosa state leggendo in questo periodo? Ci mandate una foto dei vostri comodini/tavoli pieni di libri?