Incontro aperto (online)

21. Book o’clock – Fondazione Mondadori

Bentornati a “Book o’clock”, un piccolo e prezioso spazio/tempo dedicato ai consigli di lettura. Consigli d’eccezione che ci aiuteranno a navigare il mare delle proposte editoriali e (ri)scorprire delle vere e proprie perle.

Per questa quarta e ultima puntata di Book o’clock del nostro Calendario non ci siamo rivolti a una libreria indipendente di Milano, ma  abbiamo chiesto consigli di lettura per queste vacanze natalizie ai nostri colleghi di Fondazione Mondadori.

Nata come centro di conservazione della memoria del lavoro editoriale, nei suoi quarant’anni di vita Fondazione ha progressivamente ampliato le aree di attività, promuovendo iniziative di formazione e divulgazione: come il Master in Editoria, i progetti per le scuole, la partecipazione all’Associazione BookCity Milano e alla nomina di Milano Città Creativa Unesco, e ovviamente l’apertura del Laboratorio Formentini per l’editoria.

Veniamo dunque ai consigli di lettura da Fondazione Mondadori.

 

Arianna vi consiglia: Nomadland. Un racconto d’inchiesta di Jessica Bruder (Edizioni Clichy, 2020).

«Un viaggio alla scoperta di un mondo (sempre in viaggio) che stravolge, o almeno mette in discussione l’immagine idealizzata del “sogno americano”.

La trasposizione cinematografica è tra i film preferiti di Barack Obama per il 2020.»

Manuel vi consiglia: Una sorella di Bastien Vivès (Bao Publishing, 2018).

«Amo molto questo autore franco-belga, che nel graphic novel Una sorella racconta la storia di Antoine, tredici anni, e del rapporto con Hélène, amica, sorella e iniziatrice del ragazzo alla sfera conturbante del desiderio. Un romanzo di formazione a fumetti, in cui Vivès restituisce, attraverso un segno elegante, abbozzato e incompleto, la complessità delle relazioni e della costruzione di una propria identità.»

Rossella vi consiglia: La valigia di Sergej Dovlatov (Sellerio, 1999)

«Tutte le partenze prevedono un momento preliminare, ne sono esclusi gli specialisti nell’arte sublime del demandare. Prima di andar via bisogna riempire la valigia. Che sia un borsone, un comodo trolley in oro zecchino o una borsina male in arnese, “preparare la valigia” vuol dire decidere, interrogarsi su cosa lasciare e cosa portare con noi, cosa portare “di noi”. Di cosa avremo bisogno? Cosa potrà mai servire all’io futuro collocato in un lontano altrove? Certo, il caricabatterie. Ma Quando si parte per non tornare? Quando si sa che non si tornerà? Come si fa a decidere cosa lasciare? C’è qualcosa, un oggetto, davvero necessario e insostituibile? La valigia è una personale riflessione di Dovlatov su questi temi. Un racconto autobiografico: non una narrazione continua, ma una galleria di oggetti, ciascuno legato a un episodio biografico dell’autore, che si fa personaggio e si guarda con la distanza del ricordo e con quella dell’autoironia. Vero è che si tratta di uno scrittore russo dell’emigrazione, un dissidente, volato negli Stati Uniti nel 1978: la lontananza da un paese sentito come ostile è voluta e scelta. Ma la valigia di cui si racconta diventa quella di tutti, uno spazio aperto, senza cerniere. Una lettura agile, a tratti spassosa, e anche una leva, un esercizio da provare su se stessi, per imparare a osservarsi, a capire qualcosa in più su di noi, tanto le ciabatte le lasceremo comunque a casa.»

Buona lettura. It’s book o’clock!

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